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Arriva a Londra la mostra dedicata ad uno dei gruppi più influenti della storia delle musica.

Un nuovo modo di fare musica? Esatto!
I Pink Floyd, sinonimo di psichedelia, di ricerca e di innovazione. Si dice che costruissero la loro musica come fosse una vera e propria opera architettonica, certo le basi per farlo le avevano, visto che uscivano tutti, tranne Barrett, da una scuola d’arte. Non sono stati negli anni dei cantanti pop di certo, ma hanno toccato molti temi pop e forse per questo sono così amati.

Quattro ragazzi coetanei Roger Waters, Richard “Rick” Wright, Nick Mason e quel Roger Keith “Syd” Barrett, che ben presto diventerà tanto presente nei testi e nelle musiche dei Pink Floyd, quanto assente fisicamente. E’ Syd Barrett a dare il nome al gruppo, unendo i nomi dei due jazzisti Pink Anderson e Floyd Councille e sarà lo stesso Syd Barrett a scrivere i primi testi, visionari e lisergici esattamente come la sua mente sconvolta dal LSD, ma assolutamente unici, innovativi, insomma assolutamente splendido.

I Pink Floyd iniziano a suonare nel 1965 al “Marquee“, locale ormai entrato nel mito per i moltissimi futuri grandi che si susseguirono fra le sue mura e proprio lì incontrano Peter Jenner che diventa il loro primo manager. Nel 1967, dopo due singoli (“Arnold Layne” e “See Emily Play”) di buon successo, esce il primo album, “The Piper At The Gates Of Dawn“, che vola in testa alle classifiche.

Atmosfere da sogno, filastrocche infantili che si aprono sul folle mondo di Barrett, suoni innovativi: l’album porta già il marchio Pink Floyd. Nei loro testi, mai banali, si respira la libertà della verità, quella che fa fame, che non è commerciale, ma che arriva al cuore.

Ma i Pink Floyd non usano solo le musiche ed i testi: i loro concerti segnano una svolta anche dal punto di vista multimediale. Luci psichedeliche si agganciano a filmati che colpiscono il pubblico trasportandolo in una dimensione irreale ed artisticamente perfetta. Un viaggio per capire la storia, le loro musiche e le loro forme d’arte. Ma oggi cosa resta di loro?

I Pink Floyd sono arrivati al capolinea, spinti inesorabilmente dalla visione distorta che il suo leader ha del mondo. Dopo lunghe battaglie legali per la vera e propria detenzione del nome, Gilmour, Mason e Wright (quest’ultimo in modo marginale) registrano nel 1987 “Momentary Lapse Of Reason“; la risalita è difficile e non si toccheranno più le vette precedenti.

Eppure i Pink Floyd continueranno ad essere dei pilastri nella storia della musica, pilastri non relegati nei ricordi ma vivi e presenti nella vita di tutti noi.
Evento epico la loro momentanea riunione sul palco di Londra del Live 8 (il 2 luglio 2005), mega concerto voluto da Bob Geldof in corrispondenza con la riunione del G8 a Gleneagles per dar voce a coloro che al G8 non hanno rappresentanti. Da allora non vi è mai stato un momento di celebrazione per loro, fino ad oggi, grazie a questa mostra.